Catering -Oderzo-Villa-Galvagna-Oderzo
   

 

La Villa Galvagna ubicata a due chilometri da Oderzo, nel cuore del piccolo centro di Colfrancui, villa Galvagna Giol è immersa nel grande parco secolare e, come un’isola, è circondata dal fiume Lia che ne segna i confini e che la separa dalla chiesetta romanica di San Giacomo; questa, di recente restaurata, è molto suggestiva per le sue proporzioni, per la particolarità del piccolo campanile posto al centro della facciata e per l’ampio acciottolato che la separa dalla strada.

La Villa Galvagna si affaccia sul lago alimentato dal Lia: l’isolotto dei cigni nel mezzo con i rami degli antichi alberi che si protendono a toccare l’acqua ed il bersò sulla riva con le sue bianche colonnine di marmo coperte di rose contribuiscono ad esaltare l’atmosfera romantica voluta dal Bagnara quando disegnò il parco agli inizi dell’ottocento.

La facciata che guarda il lago, contrariamente a quella più classica e antica verso la strada e a sud-est verso la chiesa, fu costruita in un delicato stile gotico-veneziano, con le finestre ed i balconi in pietra d’Istria ed i merli a coda di rondine sul tetto, ed è forse uno degli unici esempi rimasti in questo stile, omaggio alla moda romantica dell’epoca. L’insieme è davvero particolare con un effetto “fiabesco”. Quasi a rafforzarlo, c’è la storia del suo passato.

Negli ultimi anni dell’Ottocento fu ripetutamente ospite della baronessa Galvagna la regina Natalia di Serbia; una bella fotografia ritrae le signore davanti alla grande vetrata a bifora della villa; dietro di loro, in piedi, c’è Draga Mascin, allora dama di compagnia della regina ma destinata a diventare, malgrado le umilissime origini e l’opposizione di tutti, regina di Serbia a sua volta, avendo sposato il figlio di Natalia, re Alessandro Obrenovic. Probabilmente fu a causa di questo odiato e sterile matrimonio che il 16 giugno 1903 si arrivò alla rivolta in favore di una successione dei Karageorgevic ed alla drammatica uccisione della coppia reale.
Un altro personaggio particolare che fu ospite della ville fu Richard Lionel Guidoboni Visconti, presunto figlio di Honoré de Balzac, sepolto nel cimitero di Oderzo. Il bel libro di Eugenio Bucciol “ Da Versailles a villa Galvagna” che ne illustra la storia fu presentato nel 1999 nel salone della villa.

Al tempo del barone Galvagna, la villa ospitò una famosa collezione di oggetti di arte giapponese oltre che ad una importante raccolta di reperti archeologici, che si possono oggi ammirare in gran parte nel Museo Archeologico di Oderzo. Subentrato nella proprietà della villa, il dottor Giovanni Giol ne volle far dono al Museo con l’intento di salvarli dalla depredazione causata dagli ultimi eventi bellici. Infatti, occupata prima dalle truppe nemiche e poi dagli alleati, diventata ospedale militare americano e quindi rifugio per gli sfollati della grande alluvione del Polesine, la villa cadde in degrado e solo con il recente restauro, unitamente a quello della Barchessa, ha potuto riacquistare la sua perduta bellezza.